Era domenica il 9 luglio del 1972 e di domenica in estate la città è vuota, così Paolo Borsellino aveva trascorso la mattinata al mare con la sua famiglia.
Di pomeriggio doveva accompagnare la madre dal cardiologo. In verità l’appuntamento era stato fissato per il giorno precedente, ma il cardiologo, un amico di famiglia, a causa di un impedimento, l’aveva rimandato al pomeriggio di quella domenica.
Erano le 16,40 quando Paolo arrivò in via D’Amelio, suonò il campanello della madre e in quello stesso momento il tritolo contenuto in un’automobile, una 126, esplose provocando la morte di Paolo e dei suoi agenti di scorta, tra cui una ragazza, una poliziotta di appena 24 anni…
Perché dovette morire Paolo? Perché fu uno dei giudici istruttori del maxiprocesso alla mafia, ma anche perché aveva promesso a Giovanni Falcone, che gli morì fra le braccia, che avrebbe fatto di tutto per scoprire i mandanti e gli esecutori.
La mamma di Paolo Borsellino e la sorella Rita hanno voluto che davanti alla casa venisse piantato un albero d’ulivo, proveniente dalla Palestina e che ogni anno produce sempre più olive.
La verità di Paolo Borsellino
Francesca ci ha dato la sua testimonianza sul magistrato Paolo Borsellino, uomo di legge, mettendo in risalto che, dopo l’uccisione del magistrato suo grande amico Giovanni Falcone da parte della mafia, Paolo voleva indagare per sapere la verità, ma nessuno gli dava appoggio, nessuno lo chiamava a testimoniare per fargli dire ciò che lui sapeva.
I suoi figli lo pregavano di allontanarsi da quella pericolosa zona, ma lui diceva che non poteva prima di sapere chi erano stati i mandanti e i sicari del suo amico Giovanni.
Ricordo di Paolo Borsellino
Una signora ci ha commentato le immagini che scorrevano sul video proiettato per presentare la figura di Paolo Borsellino e ci ha rivelato notizie interessanti.
• Alcune immagini di Paolo Borsellino ci mostrato come Paolo avesse sempre il sorriso prima della morte di Falcone e come l’avesse perso dopo l’uccisione del suo amico.
• Chi ha conosciuto Paolo non solo come magistrato, ma anche come uomo, come persona, sa bene che era un tipo scherzoso, amava fare burle e proprio al suo amico Falcone faceva spesso lo “scherzo delle papere”: Falcone teneva sulla sua scrivania una raccolta di paperelle e Paolo quando riusciva ne prendeva una e poi gli inviava un biglietto con frasi tipo: “Se vuoi rivedere la tua paperella vieni a prenderla portando panini con qualcosa dentro…”. Anche in famiglia era molto scherzoso, però dopo la morte del suo amico aveva perso il sorriso, consapevole che presto sarebbe toccato a lui…
• Non diceva mai “Se mi uccideranno…” ma “Quando mi uccideranno”, tanto era sicuro che presto l’avrebbero eliminato. Nel suo ultimo discorso fatto all’Università di Palermo, ha detto “Giovanni Falcone e i ragazzi della sua scorta sono morti per noi e noi abbiamo un debito verso queste persone che si sono sacrificate per noi” e diceva che la mafia non va combattuta solo dai magistrati, ma da tutti, per quello che possiamo e che sappiamo.
• Di Paolo si ricorda spesso la frase che è diventata lo slogan del Centro Studi a lui intitolato: “Amo sentire quel fresco profumo di libertà che si oppone al compromesso morale e ad ogni forma di raccomandazione”.
• Subito dopo la morte di Falcone la gente si è ribellata e ha incominciato ad uscire per strada. A Palermo il 23 giugno del 1992, dopo la morte di Falcone e poco prima di quella di Borsellino si è svolta un’imponente fiaccolata per le vie di Palermo.
• Ogni anno in via D’ Amelio si svolgono delle manifestazioni perché, come ha sempre desiderato la mamma di Borsellino, questo luogo deve essere un luogo di vita, non di morte. Ad esempio la mattina del 19 luglio si portano lì i bambini dei quartieri di Palermo per fare dei giochi.
• Ai tempi di Falcone e Borsellino si parlava pochissimo di mafia ed anche alcuni cardinali dicevano che la mafia non esisteva…
• La mamma di Paolo, che nel tragico giorno lo attendeva per essere accompagnata a una visita medica, subito dopo la strage è stata trasportata dai pompieri all’ospedale e si è dimostrata una donna molto forte. Appena saputo della morte anche dei 5 ragazzi della scorta, ha voluto che la figlia Rita si recasse a confortare le loro famiglie, dicendo: “Vai da loro… io sono forte!”. È proprio vero che dietro a un grande uomo c’è una grande donna!
• Per tenere vivo il ricordo di Paolo, è stato prepara to un Archivio che pian piano faticosamente (perché mancano mezzi!) si cerca di digitalizzare. In esso ci sono già immagini di Paolo e molto altro materiale proveniente anche da molte par ti d’Italia e si auspica che molti insegnanti possano usufruire di tale materiale per i loro progetti educativi. Nell’Archivio ci sono le foto delle copertine di alcuni progetti del 1993 e 1994, provenienti da alcune scuole italiane. Da Genova è giunta una simpatica caricatura di Paolo, sono conservate anche cartoline di bambini molto piccoli. Su una c’è scritto: “Ciao Paolo, se fossi un uccellino ti beccherei i baffi”. Abbiamo recentemente bandito per le scuole il quarto concorso che quest’anno ha come tema “Il fresco profumo di libertà”. Tutti possono partecipare con elaborati di ogni tipo!
• Non è da dimenticare che insieme a Paolo sono morti anche 5 agenti di polizia, tra cui la prima donna, Emanuela, di origine sarda. Davanti alla casa in via D’Amelio n°1 c’è una lapide con scritti i nomi delle persone morte, solo i nomi non i cognomi per volontà della mamma di Paolo Borsellino che diceva che davanti alla morte siamo tutti uguali. Tranne il nome di Paolo che è al primo posto, gli altri sono rigorosamente scritti in ordine alfabetico: Paolo, Agostino, Claudio, Emanuela, Vincenzo, Walter… e le iniziali formano la parola
PACE, V sta per Vittoria e W sta per Evviva!
• Dopo la strage di Capaci in cui era stato ucciso il suo amico Falcone, tutti i ragazzi della sua scorta (una ventina) si sono presentati sotto casa sua per fargli sentire la loro volontà di proteggerlo. Tra loro c’era Emanuela che aveva 24 anni e Vincenzo che ne aveva solo 21, entrambi uccisi.
• Paolo chiamava la sua scorta “i miei ragazzi” e aveva con loro un rapporto familiare, come c’è adesso questo rapporto tra la sorella di Paolo, Rita, e coloro che la tutelano e proteggono.
• Un po’ di paura che avvengano altre stragi qui c’è sempre, ma, come sostiene sempre Rita, la sorella di Paolo, bisogna andare avanti… avere la forza di superarla. Anche Borsellino e Falcone ne avevano, ma erano uomini forti, non eroi, ma uomini capaci di Vangelo e di grande fede, uomini veri che facevano bene il proprio dovere. Ognuno di noi deve fare il proprio dovere, gli eroi sono altri: Batman, Asterix, Superman…
• Quest’anno al Festival di Sanremo la canzone vincente era intitolata “Non ci avete fatto niente” e contiene parole che, richiamandosi al perdono che il padre francese (a cui hanno ucciso la moglie in un attentato) insegna al figlio perché non provi odio, si addicono anche al caso della strage di via D’Amelio.
• Come desidera anche la mamma di Macerata a cui hanno ucciso la figlia, è giusto ricercare la giustizia (perché è giusto trovare il colpevole), ma bisogna percorrere la strada del perdono.
• Su Paolo Borsellino è stato scritto molto, anche una biografia completa, ricca di particolari sulla sua vita dalla nascita alla morte, avvenuta quando aveva solo 52 anni.
Dopo aver ringraziato e salutato la brava e gentile suora, le abbiamo chiesto di trasmettere a Rita il nostro abbraccio corale.