Dottor Alberto Valsecchi

Buonasera ragazze e ragazzi, innanzitutto sono molto contento questa sera di essere qui con voi, in altre occasioni sono stato a Paladina, ma ho sempre incontrato i vostri genitori, i vostri nonni, non avevo mai incontrato voi ragazzi e ringrazio don Vittorio per avermi dato questa opportunità, perché io sono più contento quando incontro i giovani. Quindi, sono qui e sono felice, anche se è un sabato, anche se è la fine di una settimana stancante… Anche voi sarete contenti, spero, anche se anche voi arrivate da una settimana scolastica stancante, vero?

Dobbiamo fare in modo che questo incontro vada bene, perché affronteremo un tema che vi interesserà tantissimo. Come avete visto dal titolo, parleremo di sessualità e affettività, temi che sicuramente vi interessano tanto. Sapete già tantissime cose, ma c’è sempre qualcosa che si può imparare.

Per fare in modo che l’incontro vada bene, io cercherò di essere il più possibile chiaro e sintetico, ok? Non voglio che questo incontro finisca troppo tardi perché siete stanchi e avete ragione e anch’io devo tornare a casa da mia moglie e mia figlia che mi aspettano. Per entrambi non dobbiamo tenere troppo lungo l’incontro. Siete d’accordo? Però voi mi dovete promettere che starete qui ad ascoltarmi in modo attivo, vuol dire fare il vuoto dentro la testa di tutte le preoccupazioni e i pensieri della giornata, degli altri, dei compiti da fare, lasciare perdere tutto e fare spazio per far entrare quello che insieme costruiremo questa sera e vedrete che alla fine dell’incontro sarete contenti.

L’incontro, tra l’altro, non lo farò io, lo farete voi e adesso vi spiego perché. Don Vittorio mi ha chiesto: “Vai a parlare di sessualità e di affettività ai ragazzi che hanno dai 12 ai 18, 19 anni e anche di più perché mi pare di vedere qualcuno che ha più o meno la mia età.

Come faccio a parlare di sessualità a una platea, a un gruppo che ha età così diverse. Io so che tante cose le sapete già, non devo raccontarvi che i bambini non nascono sotto i cavoli e che non arrivano con le cicogne, come nel film “Cicogne in missione”. Ci sono ragazzi di seconda media che mi direbbero che l’incontro lo fanno loro a me! Allora sapete cosa ho pensato? L’incontro lo faccio fare a loro, io sono psicologo e psicoterapeuta e passo la gran parte della mia attività professionale con ragazzi come voi ed anche più grandi, per aiutarli a risolvere problemi, ma nel mio lavoro mi occupo anche di educazione sessuale anche delle classi quinte della scuola primaria, quindi con i bambini più piccoli di voi e faccio questo lavoro ogni anno in 4-5 scuole della Lombardia e poi anche in Toscana, dove abbiamo vinto un bando e anche in altre parti d’Italia. Allora mi sono detto: in questi incontri che faccio con i ragazzi di quinta elementare, quindi più piccoli di voi, i bambini hanno la possibilità di fare delle domande (quelle che generalmente non riescono a fare alzando la mano perché generano imbarazzo) scrivendole su un foglio da mettere in questa scatola chiamata “la scatola dei perché”. Io alla fine pesco le domande e rispondo a tutti mantenendo l’anonimato. Ebbene, io oggi ho preso delle domande di questi bambini, le leggeremo una alla volta e le risposte le darete voi. Siete d’accordo? Avete due scelte: 1) fare un incontro bello e divertente cercando di rispondere a queste domande 2) farvi parlare molto di più e l’incontro diventa più lungo e pesante. Decidete voi.

Io proporrei di provare con la prima strada. Proviamo?

Altra premessa importante è che io ho usato questa strategia perché don Vittorio mi ha assicurato che siete ragazzi molto intelligenti, abituati a lavorare in gruppo. Quindi, attenzione!
Leggiamo la prima domanda.

D. “Se due persone si amano tanto e non vogliono baciarsi sulla bocca, ma vogliono dei figli, cosa possono fare per avere dei figli?”

È vero che questa domanda fa sorridere? Ecco, c’è un ragazzo qui che ha dato la risposta giusta. Te la senti di ripeterla a tutti? “Possono adottare un bambino” Ecco, una possibilità può essere questa. Bravo Luca! Questa è la prima risposta che avrei dato anch’io. Don Vittorio, segni che i ragazzi hanno già le risposte dentro di loro. Però vi chiedo, “L’adozione è l’unica possibilità che hanno questi due, che non vogliono baciarsi in bocca, di avere un figlio?”. Qualcuno dei più grandi… possibile che Luca sia l’unico coraggioso della serata? Come ti chiami? Ester, vuoi ripetere a tutti quello che hai detto, che è la risposta giusta? “L’inseminazione artificiale”. È l’altra risposta che ho dato anch’io. Ester, si vede che sei una ragazza che studia, preparata e intelligente. Se due, infatti, non vogliono baciarsi né tantomeno fare altro, senza toccarsi né sfiorarsi, con l’inseminazione artificiale possono avere un figlio. Basta prelevare al maschio gli spermatozoi e alla femmina gli ovuli, fare una fecondazione che si dice “in vitreo”, in “provetta” e poi potrebbero impiantare l’embrione nella pancia della mamma, correttamente stimolata ormonalmente e così il bambino potrebbe nascere senza che il papà e la mamma si siano sfiorati. Io però, pensando a questa
prima domanda, mi sono fatto io una domanda “Se questi due, citati dal ragazzino, si amano tanto, perché non dovrebbero avere voglia di baciarsi?”

Questa domanda ha un risvolto più superficiale a cui abbiamo risposto, ma ne ha uno più profondo. La domanda è stata fatta da un bambino che non capisce il bacio sulla bocca o il contatto di due corpi, lui dice che gli fa schifo.

Perché un ragazzino di quinta elementare mi ha fatto questa domanda? Ma perché lui non ha ancora capito cos’è l’amore, non può ancora sapere cos’è l’amore intimo!

Ha ragione, il bacio sulla bocca fa schifo, mica scemo sto ragazzino! Dice una cosa che dal suo punto di vista è giustissimo. Un bacio sulla bocca può portare malattie, il rapporto sessuale è un comportamento che (come tutti gli atti sessuali che vanno dal bacio sulla bocca fino al rapporto sessuale, quello da cui nascono i bambini in modo naturale) di per sé non ha valore, anzi il bambino intelligentemente dice: “Io ho schifo di dare un bacio sulla bocca e non lo voglio fare”. Allora ecco il primo grande concetto che dobbiamo capire della sessualità e lo capiamo con la domanda di questo bambino: il comportamento del bacio sulla bocca non ha una bellezza in sé, in sé può fare schifo, ma diventa una cosa bellissima se prima c’è una relazione.

Questo ragazzino non l’ha capito, nella sua testa non lo può capire perché non ha ancora sperimentato che cos’è l’amore intimo. Invece quando si ama una persona, quando si è costruito con lei una relazione che vuol dire “non solo è mia amica, ma mi attrae, mi piace… sento il desiderio di baciarla, di avvicinarmi a lei (o a lui) sempre di più, ma anche sento che anche lei (o lui) lo vuole”, questa è una relazione. Quando c’è una relazione così bella un bacio sulla bocca diventa un comportamento bellissimo. Quando io bacio sulla bocca mia moglie, a me piace e anche a lei piace molto, non fa schifo. La bellezza di questo bacio dipende dalla relazione che si è costruita prima. Se prima si è costruita una bella relazione, il bacio è un primo comportamento, assieme ad altri (come andare ad aspettarla sotto casa, donarle fiori a San Valentino, tanti modi ci sono per dire all’altro che gli vogliamo bene!) bellissimo. Due persone che si amano non hanno problemi a darsi i baci sulla bocca, se prima c’è la relazione. Se voi prendete invece il bacio sulla bocca e togliete la relazione, il bacio risulta fra due persone che non si conoscono e può far schifo, può essere addirittura una violenza, una violenza sessuale. Se io adesso esco, trovo una ragazza, una donna o qualsiasi altra persona e la bacio sulla bocca e quella mi denuncia, il reato che mi viene contestato è “violenza sessuale” perché il bacio sulla bocca è un atto sessuale.

Atto sessuale è qualsiasi comportamento fra due persone che, per essere bello, devono avere la relazione prima. Così nel gradino più alto che si costruisce nel tempo con la relazione, il rapporto sessuale può essere una cosa bellissima. Tutti noi siamo nati da un rapporto fra i nostri genitori e siccome siamo tutti belli, quella cosa non poteva essere una cosa brutta, è stata una cosa bella perché prima loro hanno avuto una relazione. Entrambi lo volevano, entrambi l’hanno desiderato, entrambi si piacevano, si rispettavano e per arrivare lì ci hanno messo del tempo.

Ecco che con la prima domanda di questo bambino abbiamo capito che una coppia può anche, in linea teorica, astenersi dal baciarsi per tutta la vita, possono astenersi dal rapporto sessuale per tutta la vita (una cosa un po’ strana quando c’è una relazione d’amore!), però possono avere dei figli comunque con l’adozione o con l’inseminazione artificiale. Ma la domanda più profonda che voleva farmi questo bambino era quella lì, che mi ha fatto capire che non sapeva ancora bene nella sua mente che se c’è una relazione bella il bacio è una cosa bella, non è una cosa che fa schifo, come intendeva lui. No, non fa schifo. Se c’è una relazione diventa bello, anzi bellissimo!

D. “Perché abbiamo vergogna quando affrontiamo questi argomenti?”

Perché quando parliamo di baci, di rapporti sessuali viene un colpo nello stomaco, viene la risata, viene da ridere o da star zitti che sono espressioni di vergogna o di imbarazzo? Perché uno ride quando si parla di queste cose, che non sono cose divertenti in sé, sono cose interessanti, ma non divertenti? La risata è un modo con cui la persona esprime l’imbarazzo, la vergogna. E come mai uno si deve imbarazzare e vergognare a parlare di queste cose che ci appassionano? Coprono una gran parte della nostra vita e ci fanno ridere, perché? Cosa rispondereste ai bambini di quinta elementare? Perché vi imbarazzate? Loro fanno questa domanda e voi che siete più grandi cosa rispondereste? Perché ci vergogniamo?

Chi vuol tentare una risposta? Tutti potete rispondere, anche i più grandi, anche i signori che sono qui presenti! È una domanda difficile questa? L’imbarazzo lo sentite anche voi quando parlate di queste cose? Ester, perché secondo te? “Perché quando parli delle tue cose personali, sono cose tue”. Bravissima, Ester, che scuola stai facendo tu? “L’Alberghiera”. Sicuramente sarai un’ottima operatrice nel tuo settore, ma posso dirti che avevi anche un’altra strada, cioè che avresti potuto fare benissimo questo lavoro? Ester ha detto una verità, parlare di questi temi intimi può generare dell’imbarazzo! Ma io voglio ora che qualcuno mi spieghi il suo imbarazzo anche quando non fa domande personali, che mi spieghi perché anche solo a sentir pronunciare la parola “sesso” scappa la risata…

Vi dico la risposta che ho dato ai ragazzini, perché vedo che questa è una domanda un po’ più difficile. Io ho detto ai bambini e lo dico anche a voi ora: la colpa di questo imbarazzo non è vostra, è dei vostri genitori.

Adesso vi spiego perché e ve lo spiego parlandovi di me, così non scomodo nessuno. Quando io avevo la vostra età ed ero a casa con i miei fratelli e guardavo la tivù, avevo dodici-tredici anni, quando in tivù i protagonisti di un film si stavano per baciare, mia mamma come un falco girava canale. Sì, allora era solo per un bacio, oggi per una serie di altre cose…

Quando avevamo magari i primi innamoramenti, ricordo che a casa si parlava tra fratelli: mi piace questa, a me piace quella… Quando mia madre ci sentiva, chiedeva: “Di cosa state parlando?” “Sai, mamma, ad Alberto (che sono io) piace quella…”. Subito diceva: “Quelle sono stupidate, basta parlar di stupidate!”. Vi ho fatto due esempi di come mia mamma (ma era così anche per gli altri genitori), quando si arrivava a toccare in qualche modo un tema di affettività, di sessualità… censurava. Per tanti ragazzi parlare con i propri genitori di questi problemi è un problema! E così era per i nostri genitori quando erano piccoli, parlare di questi argomenti con i loro genitori, forse era anche peggio! Anche quando eravate piccoli e facendo il bagno vi toccavate le parti intime, subito la mamma vi diceva: “Via le manine da lì!” e magari potevi toccare come volevi le altri parti del corpo. Non è strano per un bambino pensare che se tocco un orecchio non mi dice niente, ma se mi tocco i genitali la mamma va subito in allerta e dice “Via subito le mani da lì”? Il bambino comincia a capire che c’è qualcosa di tabù.

Questo tabù genera l’imbarazzo e quando se ne parla (se io non ho mai parlato e qualcuno me ne parla) non sono pronto, mi sembra strano e questo genera imbarazzo, ok? Quindi è normale e non è colpa vostra. Con il tempo questa cosa pian piano si sta risolvendo, perché sempre di più si fa educazione sessuale e affettiva (sempre prima come età), anche i genitori vengono agli incontri, capiscono, ne parlano, cose che anche solo trent’anni fa non esistevano. Quindi questo problema tenderà a ridursi. Tra l’altro la cosa molto strana è questa: oggi viviamo in una società dove da una parte abbiamoi genitori che cambiano canale se due si baciano e dall’altra tu accendi lo smartphone e ti arrivano i porno in continuazione. Vi trovate quindi da una parte un mondo di adulti che magari non vi parlano, non vi spiegano che cosa vuol dire innamorarsi, che cosa si prova… e dall’altra sullo smartphone vi arrivano immagini censurabilissime che la vostra mente deve in qualche modo gestire. Questo crea un po’ di difficoltà nel vivere serenamente la propria sessualità. Ho risposto a questa domanda? Andiamo avanti con un’altra?

D. “Il mio corpo non mi piace. Perché lo devo curare?”

Devo farvi una premessa. Quando faccio l’incontro con i ragazzi sull’educazione affettiva e sessuale, spiego loro che per un certo motivo è sempre importante aver cura del proprio corpo. Se il mio corpo, come dice questo ragazzino, non mi piace, se lo odio, se mi fa schifo, perché devo curarlo?

Dico sempre che è importante la cura del proprio corpo, rispettarlo, curare l’igiene personale: lavarsi i denti, lavarsi le mani prima di mangiare, pulirsi tutto il resto del corpo, mangiare in modo sano ed equilibrato, fare sport, evitare di fumare, di bere alcoolici, di drogarsi… Perché bisogna evitare questi comportamenti? Io parlo di queste cose e un ragazzino mi pone questa domanda “Ma il mio corpo mi fa schifo, perché dovrei curarlo?” Chi vuole rispondere a questo ragazzo o ragazza? Vuoi rispondere tu? Come ti chiami? Simone? Simone, dai coraggio! “Deve curarlo per non prendere malattie”. A quel ragazzo non importano le malattie, il suo corpo gli fa schifo e allora perché deve curarlo lo stesso? Vuoi provare tu a rispondere? Ti chiami anche tu Simone, vuol dire che il nome Simone produce buoni elementi. Tu cosa diresti? “Che se non cura il suo corpo che non gli piace, gli piacerà sempre meno!” Bravo, la tua è una risposta molto intelligente che terrò in considerazione per future domande di questo tipo!

Vuoi aggiungere qualcosa tu, Roberto? “Se non curi il tuo corpo quando non hai problemi, dopo, quando arriveranno le malattie sarà ancora più difficile perché non sei abituato”. Sì, anche questa è una buona risposta, ma penso che a chi ha posto questa domanda (e sembrerebbe di più una ragazzina) non interessi più di tanto ammalarsi, non si piace e vorrebbe annientarsi, sparire…

Sapete che la scoperta medica che ha salvato più vite umane è stata quella di lavarsi le mani spesso? Un tempo la gente moriva perché con il cibo introduceva in bocca tanti microbi
che provocavano epidemie, dopo questa scoperta medica la popolazione è aumentata, ne morivano di meno!

Adesso vi dico io la risposta che ho dato al ragazzino o ragazzina a cui non piace il proprio corpo. Veramente io penso che sia una ragazzina perché a questa età sono le femmine che hanno un rapporto più traumatico con il corpo.

Questa ragazza non ha capito una cosa dell’educazione affettiva e sessuale. Il corpo di ciascuno di noi, ognuno come è, ha un valore inestimabile non solo per se stessi, ma anche per tutta la società, quindi tu non lo devi curare solo per te, ma devi curarlo come valore inestimabile tuo per tutta la società. Vi faccio capire come sono arrivato a dare questa risposta. Come diamo valore alle cose, come arriviamo a dire che l’oro ha più valore dei sassi? “Vale di più perché ce n’è poco!” Bravo Rosario!

È proprio così, noi siamo portati a dare più valore alle cose più rare e diamo più valore all’oro perché ce n’è di meno dei sassi. Più qualcosa è raro, più ha valore. Il nostro corpo, il tuo corpo Rosario, non è raro, è unico, un pezzo unico al mondo, irripetibile.

Questo è il risultato del grande meccanismo di trasmissione e di informazione del DNA che riesce a trasmettere talmente tante informazioni che da quando esiste l’homo sapiens, circa 150.000 anni fa, non è mai esistito un corpo uguale al nostro e… guardate che sono nati 170 miliardi di individui! Oggi sulla Terra contemporaneamente vivono circa 7 miliardi di persone, ebbene nessuna di questi 170 miliardi di persone passate, nessuna dei 7 miliardi di persone viventi ha avuto o ha il corpo come il mio. Nessuno! Neanche i gemelli omozigoti, quelli identici, hanno corpi identici, ma anche i loro corpi hanno alcune caratteristiche diverse. Da questo principio ne esce che ogni corpo umano ha un valore inestimabile, perché è un pezzo unico, irripetibile e vuol dire che quando nasci, tu hai in mano più di tutto l’oro del mondo. Se tu avessi una montagnetta d’oro, la cureresti, vero? La lucideresti ogni sera, la terresti in cassaforte… e se tu capisci questo, sapresti anche che è un bene inestimabile, ma esauribile perché il tempo passa e il corpo si va esaurendo.

Quando questa ragazza capirà questo, che il suo corpo ha un valore inestimabile così com’è, capirà che dovrà prendersene cura e rispetterà tutte le regole, quelle che ci sono state trasmesse dai genitori “curati , lavati i denti, non mangiare solo pizza, non correre in classe, rispetta le regole, mettiti il casco…”. Io ho la moto, ma rispetto le regole perché non posso dire “Se corro e mi faccio male sono cavoli miei”. Tutta la nostra legislatura, tutte le regole sono alla base dello stesso principio: di rispetto del nostro corpo e di conseguenza di quello dell’altro. Giusto? Sì, perché come il mio corpo ha un valore inestimabile e devo aver cura di lui e devo trattarlo bene, così devo aver cura e trattar bene anche il corpo dell’altro. Non è perché mi arrabbio che posso dare un pugno a mia moglie, posso aver ragione ad essere arrabbiato, ma non posso ledere il suo diritto a preservare con cura il suo valore inestimabile. Ecco perché ti devi curare, perché il valore del tuo corpo non dipende dalla soggettività che tu hai nei suoi confronti: mi piace, mi piace poco, non mi piace. Il Colosseo non è bello, cade a pezzi, gli mancano le finestre, ma è unico e questo gli dà un valore inestimabile: è irripetibile, non puoi avere un’altra opera di questo tipo, con la stessa storia… Non esiste! Non si può vendere il Colosseo, capite? Non dipende dalla mia sensibilità, ma al valore che ha. Bene! Andiamo avanti.

D. “Che differenza c’è tra emozioni e sentimenti”?

Dimmi Simone. “Le emozioni durano poco tempo, i sentimenti durano a lungo”. Bravo, Simone, come fai a sapere questo? Chi te l’ha detto? Quando faccio gli incontri per gli adulti e pongo questa domanda, quasi mai mi sanno rispondere. Spesso anzi confondono le emozioni coi sentimenti. Simone ha dato la risposta giusta al primo colpo. Fatemi degli esempi di emozioni. Quali sono le emozioni? “Gioia” sì, “Rabbia” sì, “Tristezza” sì, “Disgusto”, “Paura”… basta ricordare “Inside out”. Queste sono le emozioni primarie, chiamate così perché un bambino appena uscito dalla pancia della mamma (di qualsiasi etnia sia) è in grado di provarle tutte e di esprimerle. La prima emozione che tutti proviamo alla nascita è la paura, per quello tutti piangiamo. Sapete perché abbiamo paura? Perché nella pancia della mamma stavamo benissimo: non c’era il freddo, non c’era il caldo, non avevamo fame, non avevamo sete, stavamo bene perché la mamma rispondeva ad ogni nostro bisogno… Appena nato il bambino si trova ad avere freddo, paura, con tutta una serie di sensazioni che non ha mai provato. Se non prova paura i pediatri si preoccupano, cercano di farlo piangere, perché è un segnale che le cose non vanno tanto bene. Poi ci sono altre emozioni: la sorpresa, la gelosia, l’invidia, l’orgoglio… ok? L’amore non è un’emozione, l’amore è un sentimento. Capiamo bene la differenza che, in sintesi, è quella che ha detto Simone, però adesso ve la spiego come ho detto ai ragazzini di quinta elementare.

Anche questo è molto importante per l’educazione sessuale, perché confondiamo a volte le emozioni con i sentimenti e facciamo delle cavolate. Per esempio la gioia è un’emozione che si prova quando ci si trova in una situazione piacevole, quando il mio cervello riconosce quella situazione piacevole perché soddisfa i miei bisogni o le mie aspettative, le mie attese. Esco una sera con una ragazza, passo una bella serata, mi piace, la serata è stata divertente proprio come mi aspettavo e sento delle emozioni di gioia, ok? Posso dire che amo quella persona, quella ragazza, per quanto mi piaccia? Sì o no? Perché no?

“Perché ci vuole più tempo” Brava! Voi dovete pensare al sentimento dell’amore che voi conoscete tutti, quello che proviamo verso la nostra mamma. Per adesso può capitare che qualcuno di voi non si sia ancora innamorato di un’altra persona, invece per la mamma è un sentimento che proviamo tutti! Dovete sapere che quel sentimento non l’avete provato subito. Il bambino nasce e mica ama la mamma e all’inizio con lei prova solo emozioni. Nei primi due anni di vita voi avete provato molte volte con la mamma questo tipo di schema: hai fame, la mamma soddisfa il tuo bisogno e provi gioia; hai freddo, la mamma ti copre e provi gioia; hai paura, la mamma ti consola e provi gioia; sei stanco, ti coccola per dormire e provi gioia. Tante sensazioni di questo tipo in due anni costruiscono il sentimento. Dopo due anni si vede un bambino che ama la sua mamma, che è capace, per esempio, di arrabbiarsi con la mamma, ma amarla lo stesso e anche capisce che la mamma si può arrabbiare con lui, ma la ama lo stesso.

Questa è la differenza: i sentimenti, a differenza delle emozioni che arrivano e poi passano, rimangono. Capita di litigare tra amici, a voi non capita mai? Quando si litiga ci si arrabbia, si prova un’emozione, ma l’amicizia resta perché è un sentimento. I sentimenti impiegano più tempo a costruirsi, ma una volta che si strutturano reggono. Anche se il mio amico non c’è, io l’amicizia la provo lo stesso, non è che quando non lo vedo scompare improvvisamente l’amicizia e non ci penso più! Io ho un amico al quale affido le chiavi di casa mia quando vado al mare, ma è un amico che ho da vent’anni.

Se io stasera incontro un tizio e diventa mio amico, non gli affido le chiavi di casa mia, anche se per due settimane di fila ci lavoro insieme e lo conosco, non gli affido le chiavi di casa perché per arrivare a un livello di amicizia dentro il quale fare alcune cose, come affidargli le chiavi di casa… ci vuole tempo!

Quell’amico a cui do le chiavi è un amico con cui ho litigato, con cui siamo stati in vacanza insieme, è un amico che ho difeso e che pure mi ha difeso e dopo vent’anni di amicizia… gli do le chiavi. Ma c’è voluto tempo, prove superate… Allora, capite bene quello che vi sto dicendo e che è fondamentale per l’educazione sessuale: a volte si rischia di confondere una bella emozione, che potete vivere con un ragazzo/a, per sentimento e di dire: “Guarda, sono stato/a bene tre volte con lei/lui” e se il vostro cervello a quell’emozione ha messo il cartellino “sentimento” si rischia di fare con quella persona delle cose che, se si tratta di amore, sono cose bellissime, ma se sono solo emozioni rischiano di deludere. Si rischia di fare cavolate come dare le chiavi di casa a uno che ho considerato un amico perché ho molte cose in comune con lui, però lo conosco solo da tre settimane… gli do le chiavi e quello mi svaligia la casa… o magari mi porta via le cose poco alla volta. Capite? La stessa cosa è con la sessualità, quindi imparate bene la distinzione fra emozioni e sentimenti, cosa che ha molto a che fare con l’ educazione affettiva e sessuale.

D. “Perché quando mi arrabbio con mio fratello mia madre se la prende sempre con me?”

Chi vuole rispondere? Uno alla volta! “Perché siamo più grandi!” “Come ti chiami?” “Pietro” “Bene, raccontami perché tua mamma se la prende sempre con te, magari fammi un esempio”. “Quando mia sorella mi rompe le scatole io la picchio e dopo la mamma si arrabbia con me.” “C’è qualcuno che vuole dare la risposta, cioè che mi spiega perché Pietro non ritiene giusto essere sgridato e ha diritto di essere arrabbiato?”. Tu, Joshua, cosa dici? “Io dico che ha ragione Pietro, la mamma potrebbe parlare senza arrabbiarsi”.

Bravo! Sapete ragazzi, questo può capitare a tutti, non solo a Pietro. Vedete, qualche volta noi ci sentiamo nel giusto e veniamo sanzionati, ripresi. Perché? Se la sorella di Pietro gli rompe le scatole, io la sua rabbia la capisco, l’errore è come esprime questa rabbia, perché se io sono arrabbiato e do un pugno, ciò che è sbagliato non è ciò che ho provato, è come l’ho espresso. Anche questo è un punto dell’educazione affettiva che va capito bene bene.

Tutte le emozioni che provate sono giuste, non dovete sentirvi sbagliati se provate delle emozioni, anche se talvolta è un’emozione di rabbia. Il problema è come si esprime.

Noi sbagliamo se l’esprimiamo aggredendo gli altri sia con i pugni sia insultando con le parole, ma sbagliamo anche se non esprimiamo mai le nostre emozioni, perché ci fanno male dentro. Le emozioni vanno espresse tutte, ma si deve imparare ad esprimerle in modo giusto. Vi do un suggerimento: ad esempio Pietro va da sua sorella e le dice “Quando tu mi rompi le scatole, mi fai arrabbiare di brutto, devi smetterla!”. Dovete imparare a dire le emozioni che provate: questo è il modo migliore per esprimere quello che avete dentro senza passare dalla parte del torto. Ok? Questa è la risposta che ho dato e che ha dato anche Joshua.

D. “Penso che una mia compagna di classe sia innamorata di me. Perché non me lo dice?”

Che risposta ho dato io a questo ragazzino? Luca dice “Perché ha vergogna”. È infatti probabile che la ragazzina sia timida e si vergogni. Simone dice che magari teme che lui le dica di no. Bravo! Tenete presente che sono ragazzini di quinta elementare! Sapete cosa ho risposto io? Innanzitutto se dovessi tornare indietro adesso direi anche queste cose che avete detto voi e che non mi sono venute in mente: che potrebbe essere timida, che magari teme di ricevere un no e rimarrebbe male. Ester sta dicendo che le ragazze preferiscono essere corteggiate, che sia il ragazzo a fare il primo passo. Io direi anche che magari quel ragazzino sta sbagliando a leggere dei segnali… perché magari quella si diverte a giocare con te e tu pensi che ti ami. Attenzione che c’è anche questa possibilità! Tutte le cose che avete detto sono centrate!

Simone, tu cosa vuoi dire? “Magari lei ha paura di essere presa in giro dai compagni”. Vedete che le risposte che si possono dare sono tante perché l’affettività è una cosa molto complessa e anche la mente umana!

Ci sono tante ipotesi! Io ho detto a questo ragazzo (non sapendo chi era ho risposto a tutta la classe): “Tesoro, ma è probabile che a dieci anni una sia innamorata di te?

Per quello che abbiamo detto dei sentimenti, che si costruiscono pian piano, noi a dieci anni, a undici, dodici… anche fino ai quattordici anni possiamo provare le prime attrazioni, le prime simpatie, ma dire che è amore è una cosa tosta eh!” Riguardo a questa domanda, io ho detto che, però, bisognerebbe riformularla così: “Una mia compagna di classe sembra interessata a me” o “Penso che una mia compagna di classe mi voglia conoscere meglio, che abbia visto in me qualcosa di bello”.

Questa è una domanda che ha senso a dieci anni, perché che sia follemente innamorata di te e voglia sposarti… non può essere. Per costruire quel tipo di sentimento occorre un corpo maturo, una mente matura e una relazione matura.

A dieci anni non c’è né il corpo, né la mente, né la relazione! Chiaro?

D. “Perché ai maschi cresce la barba?”

Come vedete i maschi adulti qui presenti hanno la barba. A cosa serve la barba? Voi direte “Ma che domanda del cavolo è?” Innanzitutto questa domanda è stata messa nella “scatola dei perché” per il motivo che io nei miei incontri parlo dei cambiamenti del corpo nell’adolescenza, alla vostra età.

Chiedo loro come cambieranno nello sviluppo il corpo del maschio e della femmina e loro sono bravissimi, mi dicono che innanzitutto si cresce in altezza, di peso; andando un po’ più a fondo esce che alle femmine spunta il seno, spuntano i peli sotto le ascelle, spuntano i peli nella zona pubica sia nei maschi che nelle femmine, alle femmine si allargano i fianchi mentre ai maschi si allargano le spalle che irrobustiscono la loro muscolatura Quello che in genere non vi spiegano, ma è molto importante, e perché ai maschi cresce la barba.

È proprio alla vostra età che si distingue bene se siete maschi o femmine, mentre tutti i bambini piccoli, se si nascondono i genitali, possono essere scambiati per maschi o per femmine. Questo fatto può andare avanti per un po’, ma a 15-16-17 anni anche solo guardando da dietro una persona si distingue se è un maschio o una femmina, per le linee diverse e le caratteristiche diverse che prende il loro corpo.

Ragazzi, guardate che non tutti crescono nello stesso momento! Le femmine generalmente crescono prima, infatti in quinta elementare mi capita di vedere femmine che sono già cresciute e i maschi no. I maschi maturano dopo, ma non tutti alla stessa età. Ci sono dei maschi (e anche delle femmine) che maturano a 9-10 anni e qualcuno a 15-16 anni.

Quindi non vi preoccupate se non avete ancora tutte le caratteristiche, se la barba a qualche maschio non è ancora arrivata insieme a tutti gli altri cambiamenti, come l’apparato genitale, la peluria, la muscolatura, tanto dei maschi come delle femmine. Ci sono tempi diversi. C’è una cosa molto importante che non trovate nei libri a scuola e che io dico ai ragazzi e quindi dico anche a voi: capire il significato di questi cambiamenti.

Ogni cambiamento nel corpo del maschio e della femmina a cui state andando incontro è un significato pensato dalla natura, selezionato dalla natura: tutto ha un significato. Faccio degli esempi veloci: il bacino delle femmine si allarga, non perché la natura è cattiva e vuol fare allargare i fianchi (che alle ragazze non piace quando si guardano allo specchio!).

Questo cambiamento nella pubertà ha il significato di dare la possibilità al bacino di contenere un bambino.

Senza il cambiamento di quella parte noi non saremmo nati. Il seno della donna spunta non così a caso, ma per allattare il bambino, la morbidità della donna (il suo corpo rimane morbido mentre quello del maschio è più muscoloso) non è per un capriccio della natura, ma perché il bambino appena nato ha bisogno di morbido e la mamma deve essere per il bambino una culla avvolgente anche dopo la nascita.

Nel maschio la muscolatura è un cambiamento che è stato pensato migliaia d’anni. Per l’uomo delle caverne, quando la donna era con la prole e non poteva procurarsi il cibo, riuscire a cacciare era indispensabile e riuscire a proteggere la sua caverna era fondamentale… per cui in adolescenza il maschio matura tanto la sua muscolatura…

Allora, se noi riusciamo ad illuminare con questo significato bellissimo che per la sopravvivenza della nostra specie, per la riproduzione, i cambiamenti che sta subendo il vostro corpo sia di maschi che di femmine è necessario, allora li accetterete meglio e non ne avrete paura. Non è per deformarvi che vengono i cambiamenti, ma perché nel futuro, se lo vorrete
potrete diventare mamme e papà, ma se lo vorrete!

Se voi non volete i fianchi larghi (lo dico alle ragazzine) e non mangiate più per dimagrire, non avrete più neanche il ciclo e non potrete nemmeno scegliere se diventare mamme, perché sarete costrette a non poterlo essere.

Se invece accettate il vostro corpo che cambia, lo curate bene, lo rispettate, nella gran parte dei casi potrete scegliere. E tutti i cambiamenti sono volti a quello, non abbiate paura, sia voi femmine che voi maschi!

“E la barba perché cresce?”

Che significato è la barba? Ci fa capire per esempio perché le femmine hanno i capelli lunghi e tendenzialmente non li perdono (al contrario di noi maschietti che spesso li perdiamo
perché sono più deboli). Nel maschio abbiamo la barba… e le femmine no. Adesso vi spiego. Bisogna riandare ai tempi delle caverne. Alla mamma i capelli servivano, sapete perché? Dovete pensare alla sopravvivenza dell’individuo e della specie: la mamma doveva scappare con il bebé, magari all’improvviso, di notte perché c’era un’invasione o un brutto temporale o una bestia feroce… e il bambino si aggrappava ai capelli. Ancora adesso di notte i bambini si aggrappano ai capelli della mamma quando hanno paura, è una regola scritta nel DNA, che la mamma tenga i capelli lunghi e forti. E la barba?

La barba serviva perché, quando un tempo eravamo cacciatori (noi uomini d’oggi siamo dei falsi duri!), per riuscire a cacciare una bestia dovevamo stare acquattati nell’erba alta della savana per ore, avvicinandoci lentamente come le tigri e avevamo la barba folta per impedire agli insetti di entrare dal naso e dalla bocca… Era una forma di protezione, non si poteva di certo stare tutto il tempo a coprirci con la mano naso e bocca! Chi aveva la barba resisteva di più e cacciava di più!

D. “Perché alle femmine viene il ciclo?

Cos’è il ciclo? Non è un ciclomotore! Ai ragazzini di quinta ho dovuto spiegare cos’è un ciclo mestruale. Proprio parlando dei cambiamenti nel maschio e della femmina, quelli che cambiano di più sono gli apparati genitali, sia nell’anatomia (noi maschietti lo vediamo di più) sia nella fisiologia, cioè nel funzionamento. Anche questo è tutto legato alla riproduzione.

Alla femmina in adolescenza arrivano le mestruazioni. In verità la domanda è stata posta male. Si doveva chiedere “Perché alle femmine arriva il flusso mestruale?”.

Le mestruazioni si chiamano “flusso mestruale”. Il ciclo è, invece, tutto il periodo che va dalla produzione dell’ovulo che è la cellula sessuale femminile prodotta dalle ovaie fino a quando, non utilizzato, fuoriesce dal corpo come “flusso mestruale”. Perché viene il ciclo? Perché viene il flusso mestruale?

Quando ha inizio il ciclo mestruale è segno che il corpo funziona bene ed è pronto ad avviare la sua fase riproduttiva.

Voi tutte qui siete grandi, sapete già le cose, ma pensate che ci sono ragazzine di quinta elementare che non conoscono ancora queste cose e vivono con paura l’arrivo del ciclo. Io adesso voglio parlare a voi maschi: dovete sapere che un domani la vostra ragazza, la vostra fidanzata quando ha quei periodi lì è fuori di testa, è irascibile perché si altera il suo stato emotivo. Può capitare che la sorella, la fidanzata in quei periodi lì… pianga più facilmente o si arrabbi facilmente per piccole cose. Se dall’altra parte c’è un maschio ignorante, che non sa queste cose, stupido, non capisce cosa sta succedendo… e litigate; se invece dall’altra parte c’è un maschio (come dovete essere tutti voi) che sa che quella reazione può dipendere dal momento particolare che sta vivendo la persona che gli sta vicino, allora la interpreti diversamente e hai più pazienza.

Questo è un po’ il costo di noi maschi per sostenere un po’ il costo delle femmine… Se uno invece pensa solo a se stesso, solo secondo la sua testa, se resta nel suo brodo… non ci saranno mai relazioni belle. Bisogna capirsi e conoscersi.

D. “Perché le femmine si truccano?”

Tu sei truccata. Perché ti trucchi? Oggi può capitare anche che si vedano dei maschi truccati. Non è un reato, questo no, ma è vero che storicamene, fin dall’antico Egitto le donne amavano truccarsi e questo è continuato fino ad oggi.

Se io chiedessi alle donne perché si truccano, mi risponderebbero “Perché mi piaccio di più” o “Per piacere di più”… Ma c’è un motivo più profondo. La donna vuole che lo sguardo del maschio si posi su di lei, ma perché sappia andare oltre il trucco, sappia vedere dentro… È per questo che la donna si trucca, per vedere se l’altro sa andare oltre il suo trucco, per vedere se è intelligente. Intelligente deriva da intelligere cioè “leggere dentro”, quindi la donna vuole che l’uomo sappia vedere oltre il suo corpo, che sappia leggerle dentro. Allora avete capito perché la donna si trucca? Proprio per questo motivo.

D. ”Si può fare un figlio con un semplice bacio?”

Tutti dite no, ma io vi do la mia riposta. La mia bambina di tre anni, che si chiama Greta ed è molto curiosa, vedendo la zia Anna col pancione e saputo che c’era dentro il bambino, ha chiesto: “Come ha fatto a entrare?” D’accordo naturalmente con mia moglie, le abbiamo detto che la zia Anna e lo zio Beppe si amano così tanto che dal loro amore è nato nella pancia Tommaso, il loro figlio. Ho risposto giusto?

Perché no? Quello che ho detto a mia figlia è la pura verità, perché il rapporto sessuale è quel comportamento che sulla scala delle manifestazioni affettuose è nel punto più alto, in cima. Un bambino, è vero, può nascere da un rapporto sessuale senza amore, ma poi si vedono le conseguenze, perché ci vuole amore anche dopo, non solo prima.

Ecco perché ci vuole il sentimento. Ma i modi con cui io dico a mia moglie che la amo, sono tanti, non solo il rapporto sessuale, anzi vi dico che sono anche migliori.

Stasera, ad esempio, quando torno a casa dopo una settimana di lavoro da mattina a sera, dalle 8 alle 8 (come stasera che è sabato e sono uscito alle 8 e tornerò non prima delle 8), arrivo a casa stanco, salgo le scale ed entro in casa e potrei sentirmi dire da mia moglie: ”Manca l’acqua!” e io vorrei ammazzarla e invece scendo a prendere l’acqua!

Quello è un modo con cui le dico che la amo. Non lo farei per nessun altro. Se stasera me lo chiedeste voi, col cavolo lo farei, ma per mia moglie sì. È chiaro? Il rapporto sessuale è un modo, ma ci sono tanti modi, a volte migliori e che costano di più, per esprimere l’amore.

D. “Come si fa a decidere se il bambino sarà maschio o femmina?”

Non si può sapere se nascerà un maschio o una femmina, a meno che non ci sia manipolazione genetica. E così siamo arrivati all’ultima domanda.

D. “Cosa vuol dire stuprare?”

Lo stupro si ha quando lo stesso comportamento sessuale che può essere bellissimo, piacevolissimo e dal quale può nascere un figlio, viene fatto senza una relazione, con violenza, quando l’altra persona non vuole e quindi viene fatto con forza o obbligato con l’inganno.

Chi compie questo tipo di reato e va in carcere deve rimanere isolato, perché anche in carcere, in mezzo ai delinquenti, ci sono reati che gli altri detenuti non perdonano e lo stupro è uno di quelli e lo stupratore può venire anche menato.

Questo vi fa capire come sia importante la relazione. Noi pensiamo che dare una pacca sul sedere o un tocco sul seno di una ragazzina sia un gesto da “fighetto”, in realtà dovete pensare che state commettendo un reato, perché un tocco sulle parti intime o sessuali di un’altra persona può essere una cosa bellissima, ma solo se c’è una relazione bella tra i due.

Se c’è intimità è bello, ma se non c’è relazione diventa violenza. Lo stupro è un grave reato. La sessualità è molto bella se si accompagna a una relazione bella, a un corpo curato bene e rispettato, se c’è possibilità di esprimere bene i propri sentimenti e le proprie emozioni, se c’è capacità di ascoltare l’altro e se c’è anche una maturità reciproca.

Con questo io, anzi noi, abbiamo risposto a tutte le domande e molto brevemente abbiamo toccato i temi fondamentali della sessualità. Avevo preparato anche diapositive con le definizioni di affettività e sessualità; ve le lascio e le commenterete con i vostri educatori, però mi piace concludere con “Siamo programmati per essere felici”.

1) Se avete un rapporto sessuale con una persona quando non avete una relazione matura, dopo vi sentite in colpa, vi sentite fuori luogo, delusi: questo è il segnale che non era
una cosa giusta.

2) Altrettanto è la pornografia per i maschietti. Quando guarda la pornografia, il maschio si eccita, ma passato il momento si sente una schifezza. Sapete perché? Perché noi siamo programmati, nel nostro DNA, per vivere la nostra sessualità con un’altra persona, non soli davanti al PC. Quello che non ci rende felici è sbagliato.

3) Non siamo un’isola. La nostra persona si forma in relazione con gli altri. Otteniamo obiettivi importanti grazie alla nostra relazione con gli altri. Io, per esempio, non avrei potuto
avere la possibilità di diventare padre senza mia moglie. Era fondamentale per il mio obiettivo, per la mia realizzazione e non solo. Io non avrei mai saputo di essere bravo a stare con i ragazzi se non avessi incontrato, nel mio percorso, qualcuno che mi ha detto “Guarda che tu sei bravo a parlare ai ragazzi!”. Quindi io mi sono costruito grazie agli altri! Capito? E questo è un bisogno di tutti! Non possiamo vivere da soli davanti al PC.

Per ultimo tre regole per essere felici:

• Ricordati che sei degno di essere amato. Per questo dobbiamo ringraziare i nostri genitori perché ci hanno amato anche quando facevamo schifo (perchè gli facevamo cacca e pipì addosso, gli vomitavamo addosso…) e loro ci hanno amato lo stesso e così abbiamo imparato che siamo degni di bene. E dobbiamo ringraziare anche Dio perché dentro di noi sappiamo che anche se i nostri genitori smettessero di amarci (e questo può capitare) lui non ci lascerebbe mai e questo ci dà sicurezza interiore che ci fa vivere bene.

• Impara ad amarti e rispettarti: il tuo corpo ha un valore inestimabile, focalizza gli aspetti positivi della tua persona, riconosci anche i tuoi difetti e i limiti, accetta quelli che non si possono modificare e cerca di migliorare gli altri. Questo si chiama autostima.

• Impara ad amare e rispettare gli altri: quando uno ha imparato ad amarsi e rispettarsi poi è pronto anche ad amare e rispettare gli altri.

Sono tre gradini che si devono percorrere in questo ordine. Se manca quello precedente è difficile fare quello successivo. Parlatene con i vostri educatori, è un compito che lascio a loro. Termino con la speranza che vi sia rimasto qualcosa di buono. Vi saluto e … in bocca al lupo per la vostra vita!