Cari bambini, la storia del girasole diventa la vostra storia, o meglio, la nostra storia. Passo dopo passo ci siamo preparati a questo incontro come un girasole che guarda verso il sole, verso Gesù. Cari bambini siete i suoi girasoli, lasciatemi dire: “gli innamorati del sole”. Questa stupenda giornata di sole che ci avvolge riscaldi i nostri cuori per comprendere che è Gesù il regista di questa avventura di amore, per riconoscere con lo sguardo della fede il suo volto in un pezzo di pane in un sorso di vino, compagno di viaggio e meta del nostro andare.

“Ho bisogno d’incontrarti nel mio Cuore, di trovare Te, di stare insieme a Te unico riferimento del mio andare, al centro del mio cuore ci sei solo Tu. Gesù splendi sempre al centro del cuore di questi bambini perché siano capaci di vero amore.

Vi ricordo tre consigli:

1) Vivete sempre girati verso il Sole, verso Gesù… IHS Iesus Hominum Salvator = Gesù Salvatore degli Uomini (S. Bernardino da Siena). Non siate mai bambini distratti, in questo mondo sempre più complesso, indifferente e contrario alla fede nel Dio di Gesù, che si girano di qui e di là ma orientati verso Dio.

2) Vivete facendo il pieno del Sole: Gesù è il mio sole e io vivo per lui. Non sapete cari bambini che noi diventiamo ciò di cui noi ci nutriamo? Se ci nutriamo di cose buone diventiamo buoni, come Papa Giovanni XXIII: IL PAPA BUONO, così se ci nutriamo di Gesù diventiamo come Gesù. Il girasole che si nutre del sole, piano piano, diventa come il sole. Chiediamo a Gesù di saperci nutrire di Lui per diventare come Lui, per assomigliare sempre più a Lui.

3) Vivete riflettendo il sole. Siate il riflesso del volto di Gesù. Il sole manda i suoi raggi; c’è bisogno di frammenti di specchio che riflettano la luce del sole negli angoli più bui dove non può arrivare. Quanto è importante fare il pieno di sole e poi saperlo portare fuori dalla chiesa, saperlo riflettere. Dunque, quale è l’incarico che viene affidato al girasole? Quello di riflettere il sole. Ad ognuno di voi, cari bambini, che ricevete Gesù per la prima volta nel pane eucaristico, viene affidato il compito di riflettere i suoi raggi negli angoli più bui dei cuori di tante persone che hanno tutto, ma non sanno che cosa farsene perché gli manca Gesù. In qualsiasi luogo dove vi troverete e vivrete, in qualsiasi momento della giornata sappiate riflettere quei raggi di quel sole che è Gesù.

Non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete. Perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i fiori del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche il RE SALOMONE, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di DIO”.

Mi rivolgo a voi genitori perché lo insegnate anche ai vostri bambini: Ci sono due «elementi centrali» per la vita cristiana: «il Pane eucaristico e la Parola». Lo ha ricordato il Papa venerdì mattina nel ricordo di don Tonino Bello a 25 anni dalla sua nascita al cielo. Senza Gesù, Pane di vita, ogni nostro sforzo, ogni sforzo nella Chiesa è vano, come ricordava don Tonino Bello: “Non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l’Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose”».

«Vivere per», ha ribadito papa Francesco, «è il contrassegno di chi mangia questo Pane».

È il «“marchio di fabbrica” del cristiano». E «si potrebbe esporre come avviso fuori di ogni chiesa».

Don Tonino, ha ricordato il Pontefice, «é stato un Vescovo-servo… Cari genitori servire è il senso della nostra vita, servire Dio nel volto dei nostri bambini come primi educatori: “Padre e Madre nella fede” e per fare questo guardiamo i girasoli, si inchinano al sole, ma se ne vediamo qualcuno che è inchinato un po’ troppo significa che è morto. Noi stiamo servendo ma non siamo dei servi. Servire è l’arte suprema.

Dio è il primo servitore. Dio serve gli uomini ma non è servo degli uomini. Inchinatevi davanti a Dio ed insegnate anche ai vostri figli ad inchinarsi davanti a Gesù Cristo presente nell’Eucarestia, a parlare con Dio dal profondo del cuore, nel silenzio e nell’adorazione.

Servite i vostri figli come i fiori più belli, come girasoli che riflettono il sole, la luce del sole, la luce di Dio, nei loro occhi e nei loro volti. Insegnate loro a servire “Chiesa del grembiule” ma non siate servi dei vostri figli.

Don Tonino era un Pastore fattosi popolo, che «davanti al Tabernacolo imparava a farsi mangiare dalla gente». Don Tonino sognava una Chiesa affamata di Gesù e intollerante di ogni mondanità, una Chiesa che “sa scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, della sofferenza, della solitudine”.

Diceva: «L’Eucarestia non sopporta la sedentarietà” e senza alzarsi da tavola resta “un sacramento incompiuto”». Il «Pane di vita» è infatti anche «Pane di pace». E il Papa ha ricordato come don Tonino sosteneva che «la pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo». La pace «è qualche cosa di più: è convivialità».

È «mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi, mettersi a tavola tutti insieme nessuno escluso», dove «l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare non un volto con cui litigare».

Perché i conflitti e tutte le guerre partono dal nostro cuore, in casa nostra, nella nostra comunità e «trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti».

E noi, che condividiamo questo Pane di unità e di pace qui in chiesa, dobbiamo condividerlo anche fuori dalla chiesa «siamo chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo; ad essere, sempre e dovunque, costruttori di pace».

Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. È compito di tutti avere rispetto e cura del creato, che i nostri bambini crescano in un contesto familiare bello, in un paese di bontà e di amore in mezzo alla natura in cui siamo immersi. Nella nostra vita, senza l’amore di Dio che ha il volto dell’amore di chi ci vive accanto, se non dedichiamo tempo a questi bambini, manchiamo del pollice verde che è la cura e la conseguenza: secca l’erba e il fiore appassisce. Bagnamo i fiori con l’acqua che rinnova la grazia del battesimo e disseta l’anima della sete di Dio, anche con le nostre lacrime di gioia e grande commozione come oggi nel vedere i nostri bambini ricevere Gesù nella loro prima comunione, a volte anche di dolore ma non facciamo piangere questi fiori meravigliosi.

Nutriamoci della Parola di Dio e non cadiamo nell’errore di chi discute sulle parole di Gesù, se la predica è lunga o corta, anziché pronti ad accogliere il cambiamento di vita chiesto da Lui. «A Gesù non si risponde secondo i calcoli e le convenienze del momento, ma col “sì” di tutta la vita». Egli «non cerca le nostre riflessioni, ma la nostra conversione: punta al cuore».

Vi invito a «rialzarvi sempre, a guardare in alto, nonostante tutti i problemi». Ad «essere portatori di speranza pasquale, “cirenei della gioia”, come diceva don Tonino; servitori del mondo, ma da risorti, non da impiegati». Ad essere «“corrieri di speranza”, distributori semplici e gioiosi dell’alleluia pasquale».

A imparare l’umiltà. Perché «umile non vuol dire timido o dimesso, ma docile a Dio e vuoto di sé».

Allora anche le umiliazioni «diventano provvidenziali, perché spogliano della presunzione e permettono a Dio di rialzarci».

E «la Parola di Dio fa così: libera, rialza, fa andare avanti, umili e coraggiosi al tempo stesso».

Non fa di noi «dei protagonisti affermati e campioni della propria bravura, ma dei testimoni genuini di Gesù morto e risorto nel mondo».

Qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!

La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti.

E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. Rispetto e cura dei fiori, delle piante, degli animali ma in prima istanza dell’uomo immagine di Dio.

Ci è capitato di vedere, più di una volta, dei cagnolini messi a tavola, vestiti di tutto punto con tanto di bavaglia, serviti al bar o al ristorante, come se fossero delle persone. La pasticceria per cani…

Niente di male? Può darsi. A noi cristiani però, una società dove gli animali rischiano di diventare più importanti degli uomini lascia perplessi.

Bambini lasciati morire dalla guerra in Siria e in tante altre parti del mondo da logiche di potere e di disumanità senza limite, vittime di miseria e povertà nell’indifferenza più totale del mondo che grida vendetta al cospetto di Dio. Cari fratelli e sorelle: “Modus in rebus” occorre una giusta misura nelle cose e determinati confini entro i quali è bene restare.

In un’Italia, fanalino di coda nel mondo per nascite di bambini, sembra che l’affezione per gli animali domestici stia sostituendo quella per i figli, paese abitato da single con cagnolino e gattino al seguito per avere una compagnia domestica e per una passeggiata serale non solitaria.

La comunione con il Signore ci richiama la comunione tra fratelli di fronte a sintomi evidenti di profonda solitudine che caratterizza la società contemporanea. Lo si constata bene nel mondo dei social. Più “amici” si hanno, veri o solo virtuali, meno tempo si ha per ognuno di loro. Quando eravamo ragazzi esistevano le lunghe chiacchierate, le lunghe telefonate che insieme alle lettere d’amore, costruivano l’educazione sentimentale. Ora i ragazzi si scambiano soltanto messaggi sui social. Avete mai visto due giovani parlare al telefono o inviarsi delle lettere scritte a mano per posta? Ci sembra un mondo sempre più solo, mancante di comunione. Sappiamo bene come oggi esista anche la cosiddetta “pet therapy”, l’utilizzo degli animali a fini terapeutici: la loro compagnia avrebbe un’efficacia curativa per varie patologie comportamentali.

A tutti noi, cari genitori, spetta la cura più importante di questi bambini. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori anziani e malati. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce.

Vi esorto a «vivere ciò che celebriamo!». Vi auguro di avere una fede colma di umanità per una vita cristiana autentica e coraggiosa


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